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La Chiesa di San Severo al Pendino situata in Via Duomo, lungo la Strada dei Musei, fu edificata nel 1575 sull\u2019antica Santa Maria a Selice e ricostruita da Giangiacomo Conforto tra 1599 e 1620, con convento attiguo. Sono di questa fase gli interventi scultorei di Girolamo D\u2019Auria: la tomba di Giovanni Alfonso Bisvallo, generale di Carlo V, con bassorilievo di San Giacomo alla battaglia di Clavijo, e un rilievo con Madonna e Bambino, dietro l\u2019altare maggiore. Gli altari policromi settecenteschi dialogano con il bianco e il grigio cinquecentesco. Con le soppressioni napoleoniche, il complesso fu destinato ad Archivio Regio e poi ceduto al Comune di Napoli. Per le opere del Risanamento, la Chiesa fu mutilata e la facciata rifatta in stile neoclassico. Nel 1999, in occasione del \u201cMaggio dei Monumenti\u201d, la Chiesa di San Severo al Pendino al termine di un lungo periodo di restauro, venne restituita alla fruizione della cittadinanza. Attualmente il Complesso monumentale \u00e8 destinato dal Comune di Napoli ad ospitare mostre temporanee ed eventi culturali, nonch\u00e9 convegni, presentazioni, conferenze, meeting e workshop.
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Nasce nel XIV\u00a0 secolo per volont\u00e0 della regina Sancia d\u2019Aragona, moglie di Roberto d\u2019Angi\u00f2, \u00a0insieme all'annessa chiesa, come istituzione assistenziale per la cura dell'infanzia abbandonata.\r\nRicostruita una prima volta nel XVI secolo in forme rinascimentali e nel XVIII secolo, dopo un incendio, da Luigi e Carlo Vanvitelli.\r\nAttraverso il raffinato portale marmoreo, realizzato nel Cinquecento dall'artista lombardo Tommaso Malvito e dal figlio Giovan Tommaso con i battenti lignei intagliati da Pietro Belverte e da Giovanni da Nola nel XVI secolo\u00a0 e che presenta nella lunetta interna un affresco raffigurante l\u2019Annunciazione attribuito a Belisario Corenzio, si accede al monumentale cortile della Casa e alla \"Ruota\" lignea.\r\nI bambini abbandonati venivano introdotti in una specie di tamburo di legno di forma cilindrica e raccolti all'interno da balie pronte ad intervenire ad ogni chiamata.\r\nAll'esterno, al di sopra della ruota, vi era un puttino di marmo con la scritta: \"O padre e madre che qui ne gettate \/ Alle vostre limosine siamo raccomandati\".\r\nGli ospiti dell'istituzione venivano chiamati \"figli della Madonna\", \"figli d'a Nunziata\" o \"esposti\" e godevano di particolari privilegi.\r\nAlcuni venivano trovati con al collo un foglio di carta con il nome dei genitori, o portavano con s\u00e9 qualche pezzo di oro o di argento; altri non avevano nessun segno.\r\nTutto quello che indossavano e qualsiasi segno particolare veniva annotato in un libro, in modo da rendere pi\u00f9 facile un eventuale riconoscimento da parte dei genitori.\r\nLa Ruota, con il suo triste fascino, era una delle pi\u00f9 note d'Italia e non venne pi\u00f9 utilizzata dal 22 giugno 1875.\r\nDal cortile monumentale, in cui \u00e8 presente una fontana ottocentesca, sulla sinistra si sale negli ambienti della Biblioteca Medica, gi\u00e0 sede delle lezioni universitarie di pediatria, e del Salone delle Colonne, in cui si svolgeva una volta all\u2019anno il Rito del Fazzoletto, un evento durante il quale le giovani ospiti della struttura in et\u00e0 da marito decidevano se accettare in matrimonio i pretendenti i quali lanciavano loro un fazzoletto.\r\nAlle spalle del Salone delle Colonne vi \u00e8 una cappella interna detta delle suore, attualmente non visitabile, che originariamente custodiva la \u201cMadonna delle Scarpette\u201d, ora nella vicina chiesa.\r\nAlla destra del cortile monumentale, pur se attualmente non agibile, si accede al Succorpo vanvitelliano.\r\nOriginariamente cripta della chiesa, fu allestito da parte del Vanvitelli, su ispirazione dell\u2019edilizia paleocristiana, per lo svolgimento delle funzioni religiose durante i lavori di ristrutturazione della stessa.\r\nCon pianta circolare, presenta sei nicchie definite da otto coppie di colonne tuscaniche, nelle quali furono poste alcune delle sculture sopravvissute all\u2019incendio della chiesa cinquecentesca.\r\nIl Succorpo \u00e8 in asse con la soprastante cupola della Basilica dell\u2019Annunziata Maggiore.\r\nQuest\u2019ultima, seppur non gestita dall\u2019Amministrazione Comunale, fu originariamente realizzata nel XIII secolo dagli Angioini ma completamente ricostruita a partire dal 1513 e quasi completamente distrutta da un incendio nel 1757.\r\nDella chiesa originale sopravvivono la Cappella Carafa e la sacrestia, impreziosita da affreschi di Belisario Corenzio e arredi lignei intagliati di Salvatore Caccavallo e Girolamo D\u2019Auria.\r\nI lavori di ristrutturazione vennero affidati a Luigi Vanvitelli, bench\u00e9 completati da suo figlio Carlo.\r\nL\u2019impianto a croce latina con navata unica e sei cappelle laterali, presenta 44 colonne corinzie ed \u00e8 caratterizzato dall\u2019imponente cupola che raggiunge i 67 metri d\u2019altezza.\r\nLa Basilica dell\u2019Annunziata Maggiore \u00e8 considerata una delle pi\u00f9 belle creazioni vanvitelliane.
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Il convento di San Domenico Maggiore, che forma con la chiesa un complesso di grandiose proporzioni \u00e8 il risultato di una secolare stratificazione che fu avviata a partire dal 1227 quando Papa Gregorio IX invi\u00f2 a Napoli un piccolo gruppo di domenicani che si stabilirono nell'antico monastero di San Michele Arcangelo a Morfisa. Nel convento soggiorn\u00f2 tra il 1272 e il 1274 Tommaso d'Aquino che insegn\u00f2 teologia nello Studium l\u00ec stabilito da Carlo I d'Angi\u00f2.\r\nNel 1289 vennero avviati i lavori di ristrutturazione del convento.\r\n\r\nL'organismo, che nel corso dei secoli si estese progressivamente in un'insula di dimensioni quasi quadrupla rispetto alla maglia della citt\u00e0 antica, paragonato dai visitatori nel corso del tempo ad una vera e propria citt\u00e0 nella citt\u00e0, raggiunse il suo massimo sviluppo a seguito dei lavori promossi a partire dal 1669 dal priore Tommaso Ruffo dei duchi di Bagnara.\r\n\r\nIl priore Ruffo, che profuse nell'intervento gran parte del suo patrimonio personale volle salvaguardare alcuni ambienti legati alla secolare storia del complesso, come la cella di San Tommaso.\r\nIl risultato dei lavori che continuarono nel corso del Seicento fu una fabbrica di maestose proporzioni, articolata in tre braccia: il dormitorio di San Tommaso, il noviziato e il dormitorio dei Maestri, disposti attorno ad un'area libera destinata a giardino.\r\nAdiacenti al dormitorio di san Tommaso si sviluppavano al primo piano il Refettorio, la Sala del Capitolo e la Biblioteca.\r\nSi avvicendarono in questa monumentale impresa gli architetti Bonaventura Presti, Francesco Antonio Picchiatti e Luigi Nauclerio.\r\nOggi il convento \u00e8 smembrato in pi\u00f9 zone, una parte \u00e8 utilizzata dai Domenicani, un'area a livello del chiostro \u00e8 occupata dalla palestra Virtus, un'altra ancora \u00e8 occupata su tre livelli dall'Istituto scolastico Casanova e infine la parte pi\u00f9 rilevante, che ha ospitato fino agli anni '90 le aule dell'ex Corte d'Assise, \u00e8 oggetto dell'attuale intervento di restauro.\r\n\r\nIl recupero di questi grandi spazi che ospitavano le celle di sicurezza oltre che le aule della Corte con le conseguenti realizzazioni di locali ammezzati, controsoffittature e incongrui corpi di fabbrica, \u00e8 stato improntato alla ricostituzione delle originarie caratteristiche architettoniche e spaziali e al ripristino dei collegamenti tra gli ambienti e delle loro caratteristiche tipologiche.\r\nPer una parte rilevante l'intervento ha riguardato la 'pelle' decorativa di questi ambienti monumentali con il\u00a0restauro dei superstiti cicli pittorici, degli stucchi tardo seicenteschi\u00a0<\/strong>e della\u00a0Cella di San<\/strong>\u00a0Tommaso,<\/strong>\u00a0interamente decorata negli anni venti del Settecento, nonch\u00e9 di numerosi arredi tra i quali\u00a0la Macchina liturgica per le Quarantore,\u00a0<\/strong>complesso organismo che potr\u00e0 costituire uno dei punti di maggior attrazione della futura organizzazione museale di questi spazi.\r\n
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GLI AMBIENTI DEL CONVENTO RESTAURATI<\/h3>\r\n \r\n
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Il grande refettorio<\/h3>\r\nIl\u00a0Refettorio<\/strong>\u00a0venne eretto sugli spazi dell'antica infermeria del convento durante i lavori di ampliamento e ristrutturazione avviati da Fra' Tommaso Ruffo dei duchi di Bagnara, priore di San Domenico dal 1668 al 1672.\r\n\r\nContinua a leggere<\/strong><\/em><\/a>\r\n
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Il piccolo refettorio<\/h3>\r\nAccanto al grande Refettorio \u00e8 il piccolo Refettorio<\/strong> che era destinato ai frati infermi, anch'esso realizzato nei lavori di ampliamento del convento avviati nel 1669 dal priore Tommaso Ruffo.\r\n\r\nContinua a leggere<\/a><\/strong>\r\n
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La sala del Capitolo<\/h3>\r\n
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\r\n\r\nNella\u00a0Sala del Capitolo<\/strong>, uno degli ambienti di maggior spicco tra quelli edificati nei lavori di ampliamento del convento avviati dal priore Ruffo la volta e le pareti sono decorate da stucchi realizzati da maestranze dell'ambito di Cosimo Fanzago e da dipinti murali del pittore siciliano Michele Ragolia, attivo anche alla decorazione della chiesa, che inizi\u00f2 ad affrescare il Capitolo nel 1677.\r\n\r\nContinua a leggere<\/strong><\/em><\/a>\r\n\r\n<\/div>\r\n<\/div>\r\n
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La sala della Biblioteca<\/h3>\r\n
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\r\n\r\nConsiderata fin dal XV secolo una tra le pi\u00f9 importanti biblioteche napoletane, la \"Libraria<\/strong>\" di S. Domenico Maggiore si era arricchita nel corso del tempo grazie a donazioni e acquisizioni di privati e di frati del convento.\r\n\r\nContinua a leggere<\/strong><\/em><\/a>\r\n\r\n<\/div>\r\n<\/div>\r\n\r\n
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Il corridoio e la cella di San Tommaso<\/h2>\r\n
\r\n\r\nIl\u00a0dormitorio<\/strong>\u00a0principale del convento, detto\u00a0di San Tommaso<\/strong>\u00a0per la presenza della cella del santo venne ristrutturato entro il 1685, dopo questa data si possono datare i venticinque dipinti murali con Storie della Vita di San Tommaso, lungo i due lati del\u00a0corridoio<\/strong>, sugli ingressi alle celle\u00a0 dei frati,attribuibili al pittore tardo seicentesco Domenico Viola.\r\n\r\nContinua a leggere<\/strong><\/em><\/a>\r\n\r\n<\/div>\r\n
Preleva la brochure<\/a><\/p>\r\n\r\n
$\"$ <\/a> In English (10.03 MB)<\/span><\/a><\/div>\r\n
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Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore<\/strong>\r\nVico San Domenico Maggiore n. 18 - Ingresso disabili in vicoletto San Pietro a Majella n. 3A<\/p>\r\nAperto dal luned\u00ec al sabato dalle ore 9:00 alle ore 19:30\r\n\r\nContatti:<\/strong> cultura.centrostorico@comune.napoli.it<\/strong><\/a>\r\nSegreteria:<\/strong>\u00a00817956173\r\nAltri contatti:<\/strong>\u00a00817956168 \/ 0817956164\r\nCustodi e front desk:<\/strong>\u00a00817956166\r\n\r\n<\/div>\r\n
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Tipo di Luogo: Monumento o complesso monumentale

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